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sabato 11 maggio 2019

"Disuguaglianza al livello piu' alto dalla riunificazione"

L'uomo della strada lo aveva capito da tempo, ma ora viene confermato anche dai dati dei ricercatori del prestigioso DIW: il boom economico degli ultimi anni ha fatto arricchire solo una parte del paese, quella che probabilmente stava già discretamente bene, mentre una larga parte della popolazione ne è rimasta esclusa. L'economia sociale di mercato, anche secondo il DIW, ormai è sempre meno "sociale" e sempre piu' di mercato. Ne scrive il Tagesspiegel


A beneficiare della forte crescita degli ultimi anni sono state soprattutto le persone che già guadagnavano bene. La parte piu' povera ha avuto meno vantaggi. Questo è il messaggio di fondo che arriva da un'indagine condotta dal Deutsches Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW). Gli autori parlano di un significativo "aumento della disuguaglianza in termini di reddito, che nel 2016 in Germania ha raggiunto il livello più alto a partire dalla riunificazione".


I redditi disponibili delle famiglie - depurati dall'inflazione - tra il  1991 e il 2016 sono aumentati di quasi un quinto. Non sono disponibili dati comparativi più recenti. Analizzando la situazione delle singole famiglie, le cose tuttavia stanno un po' diversamente: il decile superiore ha aumentato il suo reddito del 35%. Nel mezzo la crescita è stata significativamente più bassa, fra l'8% e il 19%. Per il decile che guadagna di meno il reddito è sceso addirittura dell'8% - nonostante la buona situazione economica e la bassa disoccupazione.

Una spiegazione per questa situazione, secondo gli autori dello studio, potrebbe essere la forte immigrazione degli ultimi anni. Il numero degli stranieri che vivono in Germania, infatti, dal 2010 al 2016 secondo il DIW  è aumentato di oltre tre milioni salendo fino a dieci milioni. I migranti nei primi anni spesso percepiscono un basso reddito.

Le persone sono soddisfatte del loro reddito come non era mai accaduto

Per il loro studio i ricercatori del DIW hanno utilizzato i dati del panel socio-economico. Ogni anno circa 45.000 persone vengono interrogate, tra le altre cose, anche sulla loro situazione finanziaria. I dati mostrano che i tedeschi sono molto più felici rispetto al 2007 o al 1997. Anche le persone in fondo alla scala dei redditi sembrano più rilassate rispetto agli anni Novanta. Quasi il 40 % afferma di non avere "preoccupazioni" - la Germania non ha mai raggiunto un tale valore nemmeno negli anni '90. Solo il 15% sarebbe "molto preoccupato".

Secondo gli autori ciò potrebbe anche essere dovuto all'immigrazione: spesso la propria soddisfazione viene misurata in relazione a quella degli altri. I migranti potrebbero confrontarsi con le persone rimaste nei loro paesi di origine, persone che spesso stanno ancora peggio di loro. Nonostante la percezione generalmente positiva, quasi la metà della società tedesca afferma: i miei guadagni netti sono troppo bassi.

Il lavoro da solo, tuttavia, non è più in grado di proteggere dalla povertà. L'istituto di ricerca è arrivato anche a questa conclusione. Il DIW ha calcolato una cosiddetta soglia di "basso reddito" per indicare la percentuale di famiglie che percepiscono meno del 60% del reddito mediano: il reddito che sta esattamente nel mezzo se la somma di tutte le famiglie viene divisa a metà. Questo rapporto spesso è indicato come il tasso di popolazione a rischio povertà. I dati del DIW mostrano che dall'inizio del nuovo millennio questo numero è aumentato, non solo per le famiglie senza lavoratori e per i disoccupati. Ma cresce anche nelle famiglie con un solo percettore di reddito. Il loro rischio di trovarsi in povertà, rispetto agli anni '90 è raddoppiato passando dal 15 al 30 %.

I problemi sociali peggiorano nelle città

I ricercatori mettono in guardia soprattutto dallo sviluppo problematico tipico delle grandi città, dove il  rischio povertà è cresciuto ancor più che nelle campagne. Questo sviluppo, nel quadro dell'aumento dei costi per l'affitto è "preoccupante". I politici dovrebbero occuparsi quanto prima della costruzione di alloggi a prezzi accessibili, "per ridurre la povertà tra le persone a basso reddito", chiedono gli autori.

Il presidente del DIW, Marcel Fratzscher, ritiene che il mercato immobiliare sia una prova degli "eccessi" nell'economia sociale di mercato. Fratzscher si lamenta inoltre del numero insolitamente alto di lavoratori che in Germania percepiscono un basso salario. "Nonostante il boom economico degli ultimi anni - c'è un crescente rischio povertà e questa è una contraddizione". La ripresa per molti non è mai arrivata, la componente sociale dell'economia sociale di mercato è stata trascurata. E chiede: "Abbiamo bisogno di maggiori opportunità accessibili a tutti. Dobbiamo garantire che vengano stipulati più contratti collettivi. Che il sistema fiscale sia radicalmente riformato. Il reddito in Germania viene tassato ad un livello insolitamente alto - i redditi provenienti dalla ricchezza, invece, ad un livello troppo basso".




lunedì 26 novembre 2018

Arbeit muss sich lohnen

Mentre in Italia si parla del reddito di cittadinanza, la politica tedesca vorrebbe superare Hartz IV aumentando i sussidi ed eliminando le odiatissime sanzioni. Ora anche gli economisti finalmente ci spiegano quello che l'uomo della strada sa da sempre: tra lo stare a casa a prendere il sussidio facendo finta di cercare un impiego e lo svolgere uno dei tanti lavori malpagati o pagati al salario minimo (8.84 euro lordi l'ora), la differenza in termini di retribuzione non è poi cosi' grande. "Arbeit muss sich lohnen" significa che fino a quando non si aumenteranno i salari più bassi, mettendo in crisi interi settori dell'economia tedesca fondati sul lavoro a bassa retribuzione, sarà difficile andare oltre l'attuale Hartz IV. Ne parla su Die Zeit Marcel Fratzscher, economista e direttore del Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung di Berlino.


Hartz IV per molti è un drappo rosso. E negli ultimi tempi la discussione su come sostituire o superare Hartz IV si è riaccesa. Queste riforme spesso vengono considerate la causa dell'aumento della povertà, della crescita della disuguaglianza e della polarizzazione sociale. Hartz IV spesso viene usato come capro espiatorio per problemi la cui responsabilità risiede altrove. Invece di concentrarsi sul dibattito intorno ad Hartz IV, la politica dovrebbe riflettere su cosa fare affinché per molte persone torni ad essere conveniente andare a lavoro, e allo stesso tempo su come in questi anni di vacche grasse sia ancora possibile rendere i sistemi sociali a prova di futuro.

Il segretario dei Verdi Robert Habeck vorrebbe superare Hartz IV introducendo un sistema di garanzia con dei sussidi più elevati e senza sanzioni. Il segretario generale della SPD Lars Klingbeil propone un sussidio di disoccupazione Q, nel quale i disoccupati ricevono dei sussidi di disoccupazione fintanto che si trovano in un percorso di formazione e qualifica.

Con tali proposte lo stato sociale si mostrerebbe più generoso verso i disoccupati. Molto di cio' è certamente vero, specialmente l'abolizione delle sanzioni. Si deve rimettere al centro del sistema sociale il principio del sostegno, e non più quello della punizione. Abbiamo bisogno di un cambio di mentalità per riuscire a capire che le persone che oggi non lavorano non lo fanno per pigrizia, ma perché sono costrette da ragioni di salute, oppure per mancanza di qualifiche o perché non trovano un lavoro adatto alle loro competenze.

Una riforma intelligente dei sistemi di assistenza sociale non deve limitarsi alla riforma di Hartz IV. Sarebbe pericoloso e, nel peggiore dei casi, controproducente. Molte delle persone che oggi in Germania sono minacciate dalla povertà vivono in un nucleo familiare dove si lavora, ma in cui il reddito è insufficiente. Il settore a bassa retribuzione in Germania  negli ultimi 20 anni è cresciuto costantemente: oggi il 20 % di tutti i dipendenti lavora per un basso salario o si trova in un rapporto di lavoro precario o atipico. Soprattutto le donne, i genitori single, le persone con un background migratorio e gli anziani sono particolarmente a rischio povertà.

Anche con un lavoro a tempo pieno retribuito al salario minimo svolto per oltre 40 anni, quando il lavoratore andrà in pensione avrà comunque bisogno del sostegno dello stato. Quasi due milioni di lavoratori aventi diritto al salario minimo, in realtà non lo ricevono nemmeno perché i datori di lavoro riescono ad eludere il  minimo salariale di legge.

Molte persone in Germania lavorano solo part-time - non necessariamente perché vogliono farlo, ma perché ad esempio è quanto gli chiede di fare il datore di lavoro, oppure perché a causa della mancanza di servizi per l'infanzia non possono lavorare full-time, oppure perché per i minijob, i midijob o per via di un sistema fiscale e dei trasferimenti disfunzionale, alle persone con un reddito basso viene tolta una larga parte di quello che guadagnano.

Una riforma intelligente dei sistemi sociali dovrebbe quindi consistere di tre elementi: un miglioramento della sicurezza di base; un lavoro pagato meglio che valga la pena di essere svolto; e un rafforzamento dei sistemi sociali per renderli più sostenibili. Qualsiasi riforma del sistema della sicurezza di base sarà controproducente se renderà il lavoro sempre meno conveniente. Ancora oggi, chi lavora per un salario minimo riceve solo poco di più di quello che prenderebbe se fosse disoccupato. La stragrande maggioranza delle persone continua a lavorare perché il lavoro per loro ha un valore in sé, o perché magari trovano gratificante far parte di un team e ottenere un riconoscimento per quello che fanno. C'è il grande rischio, infatti, che molte persone possano considerare un miglioramento della sicurezza di base come una forma di svalutazione del proprio lavoro.

In altre parole, il lavoro deve essere ricompensato. Ciò richiede non solo che il settore dei bassi salari si riduca in maniera significativa, ma anche che le persone abbiano a disposizione delle opportunità di carriera migliori. Molti politici la fanno troppo facile quando pensano che un salario minimo più alto possa essere l'unica soluzione. Se si gira troppo la ruota del salario minimo, al prossimo rallentamento dell'economia un certo numero di persone finirà disoccupato. Ciò non significa tuttavia che il salario minimo sia uno strumento spuntato. Ma in aggiunta a ciò c'è una percentuale molto più alta di persone occupate nel settore dei bassi salari che deve essere garantita tramite contratti collettivi di categoria. A ciò si aggiunge la liberalizzazione di molti settori dei servizi, che servirebbe ad aumentare la concorrenza, l'efficienza e, in ultima analisi, i salari.

Altrettanto importante sarebbe un'offensiva nella formazione, perché troppi beneficiari di Hartz IV e troppi lavoratori a basso reddito non hanno qualifiche sufficienti o non ne hanno affatto. A tal fine i centri per l'impiego dovrebbero essere ridisegnati e diventare delle agenzie che si occupano dell'assistenza attiva e del supporto alle persone in stato di bisogno. Anche un mercato del lavoro come quello del modello del reddito sociale di base proposto a Berlino, che in definitiva darebbe a ogni disoccupato il diritto a lavorare e quindi la possibilità di accedere al mercato del lavoro privato, è una delle soluzioni possibili.

Per la politica è facile promettere grandi benefici sociali in questi tempi di vacche grasse. I forzieri sono ancora pieni. Ma deve essere chiaro a tutti che con il cambiamento demografico e la normalizzazione economica, le prestazioni dello stato sociale tedesco nei prossimi due decenni diminuiranno drasticamente. Ciò significa che per la politica sarà ancora più importante concentrarsi sul mercato del lavoro e sul modo in cui sempre più persone possano trovare lavoro a condizioni e salari migliori, e quindi alla fine, poter assumere una maggiore responsabilità per la propria vita. Il duplice obiettivo di un aumento delle pensioni e della spesa sociale oggi è facile da promettere, ma non potrà essere mantenuto nel lungo termine.

La politica deve dare alla riforma della sicurezza sociale un'elevata priorità. Allo stesso modo non dovrà esservi una politica del capro espiatorio che incolpa erroneamente Hartz IV dei problemi sociali e della eccessiva polarizzazione in Germania. I problemi - e con essi le soluzioni - si trovano altrove.



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mercoledì 1 febbraio 2017

Il risparmio privato dei tedeschi è fra i più bassi d'Europa

Marcel Fratzscher, economista e direttore del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung, su Die Zeit ci spiega perché nella Germania del grande boom economico, la ricchezza privata resta nelle mani di poche fortunate famiglie. Alla favola della Germania ricca e felice, in piena occupazione e con alti stipendi non crede piu' nessuno. Ne scrive Marcel Fratzscher su Die Zeit




La Germania è il Paese europeo dove si registra la maggiore disparità nella ripartizione del patrimonio privato e nemmeno lo stato sociale riesce a compensare questa stortura: è giunta l'ora di politiche più eque.

A Natale la BCE ha portato ai Tedeschi una cattiva notizia: secondo un recentissimo censimento la Germania possiede il triste primato della disparità più accentuata dell'Eurozona per ciò che riguarda la ripartizione del patrimonio privato. Il problema non è tanto che in nessun altro Paese il 10% più ricco possiede quanto in Germania; il vero dato scioccante è che circa il 40% dei Tedeschi non possiede praticamente nulla: dispone a malapena di qualche risparmio su cui fare affidamento in vecchiaia, con cui stipulare un'assicurazione sanitaria o da investire nell'educazione dei propri figli. L'ingente sproporzione del patrimonio privato è già in questo momento alla base di conflitti sociali che negli anni a venire si acuiranno ulteriormente. 


Le cifre provenienti dalla BCE non sono certe confortanti. Nonostante il reddito medio dei Tedeschi risulti tra i più alti d'Europa, il patrimonio medio risulta decisamente modesto. Il patrimonio mediano tedesco – ossia che si situa in posizione esattamente intermedia tra una metà più ricca e un'altra più povera – consiste di 60.000 € di patrimonio netto (depositi, azioni, immobili, polizze assicurative ma anche auto e masserizie, al netto dei debiti) contro gli oltre 100.000 € di molti altri Paesi europei, tra cui Spagna e Italia dove è addirittura più del doppio.

Il 40% più povero non possiede praticamente nulla

Ciò non significa che in Germania ci sia meno risparmio privato in assoluto, bensì che questo è ripartito in modo sproporzionato. Il 10% più ricco ne possiede il 60% mentre il 40% più povero deve accontentarsi di meno dell'1% del patrimonio privato totale. Dal 2010, ossia da quando la BCE ha effettuato per la prima volta tali rilevamenti, questa disparità è perfino aumentata e, di conseguenza, il patrimonio delle fasce più deboli ha registrato una contrazione.



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Alcuni politici e alcuni economisti affermano che il livello di armonia sociale in Germania è molto alto, che questa disparità è normale e che non rappresenta affatto un problema. Facendo ricorso a tre argomenti provano a liquidare come apparentemente irrilevante la questione della disuguaglianza: il più diffuso di questi fa leva sul presupposto che i Tedeschi non avrebbero bisogno del risparmio privato dal momento che dispongono già di un generoso Stato sociale, il quale, oltre a garantire loro una sicura pensione, li tutela in caso di difficoltà.

Lo Stato sociale non può compensare la disuguaglianza

Lo Stato sociale non può però supplire completamente alla mancanza di risparmio, né potrà mai farlo. La promessa di una cospicua pensione non è di alcun aiuto ad una madre di 35 anni che si vede costretta a crescere i figli da sola, nel momento in cui bisogna provvedere alle spese per l'educazione o è necessario comprare una nuova auto. 


Cionondimeno è piuttosto spiacevole che sempre più Tedeschi in vecchiaia dipendano finanziariamente quasi esclusivamente dallo Stato. Un tasso di sostituzione del 48% dello stipendio medio comporta già oggi una considerevole riduzione degli standard di vita di un pensionato. Considerando che il livello delle pensioni è destinato a diminuire, molti guardano come un successo se fino al 2030 l'abbassamento si arresterà ai 45 punti percentuali (rispetto ai 43 finora previsti).

In breve, per quasi metà dei Tedeschi lo Stato sociale non può sopperire nemmeno lontanamente al mancato risparmio privato.

Chi non ha nulla non può trarre giovamento dai bassi tassi d'interesse

Altrettanto errata è la recriminazione di quanti vedono nei bassi tassi d'interesse la causa fondamentale dell'esiguo risparmio privato in Germania. Il 40% dei Tedeschi non è assolutamente nella condizione di accantonare risparmi dallo stipendio mensile. Per chi non possiede delle riserve sul proprio conto è del tutto indifferente se gli interessi sono del 10% o dello 0%.

La terza argomentazione con cui si prova a relativizzare la questione della disuguaglianza è rappresentata dalla constatazione che il risparmio privato più alto negli altri Paesi europei dipenderebbe sostanzialmente dal maggiore tasso di case di proprietà (85%) che in Germania, il “Paese degli affittuari”, è fermo al 44%. In effetti il patrimonio immobiliare ammonta a circa la metà del patrimonio privato complessivo in Europa. Attualmente i Tedeschi stanno sperimentando sulla propria pelle quanto sia faticoso far fronte ai continui rincari degli affitti. Inoltre viene a mancare una forma di assicurazione per la vecchiaia: l'acquisto di una casa di proprietà rappresenterebbe per molti, se non per tutti, un modo assennato per cautelarsi e per iniziare a disporre di un proprio capitale privato.


Chi ha guadagnato poco ora non ottiene nulla in più

Com'è possibile che in un Paese ricco come la Germania così tante persone possiedono così poco? Il motivo principale risiede nella disparità dei redditi, la cui forbice negli ultimi 30 anni si è notevolmente ampliata. Negli ultimi due decenni il 40% dei lavoratori a basso reddito ha dovuto perfino sopportare una diminuzione del proprio salario reale. Quando i redditi ristagnano o addirittura si riducono la prima cosa che generalmente si fa è salvaguardare il proprio standard di vita, limitando però le possibilità di risparmio o di accumulazione di capitale. 

Altrettanto importante è il sistema fiscale tedesco. In quasi nessun altro Paese industrializzato lo Stato tassa così poco i patrimoni e, al contrario, in modo così gravoso i redditi da lavoro. E quando i patrimoni vengono tassati i ricchi spesso la fanno franca. Un esempio calzante è rappresentato dalla tassa di successione: chi eredita più di 20 milioni di Euro paga all'incirca l'1%; coloro che invece ereditano un patrimonio ben più modesto pagano il 10% o anche di più.

I ricchi sono più istruiti ed ereditano molto

Un terzo motivo che spiega la forte disuguaglianza dei patrimoni privati in Germania è l'esiguo livello di pari opportunità e la ristretta mobilità sociale. I bambini che provengono da famiglie socialmente ed economicamente disagiate conseguono il più delle volte un diploma di basso livello, dispongono di un reddito limitato ed ereditano poco o niente. Al contrario i bambini che provengono da famiglie benestanti ricevono di norma un livello di istruzione elevato, hanno stipendi alti ed inoltre ereditano molto; i beni ereditati costituiscono quasi la metà del patrimonio complessivo di coloro che hanno accesso ad un'eredità. 


Ciò significa che i ricchi diventano sempre più ricchi e che per i poveri si fa sempre più difficile raggiungere l'ascensore sociale tramite una buona istruzione e un robusto salario. La forte disuguaglianza dei patrimoni privati non comporta unicamente che quasi la metà dei Tedeschi è fortemente dipendente dallo Stato sociale, bensì riduce anche l'uguaglianza di prospettive e la mobilità sociale, congelando con ciò le strutture vigenti.

È finalmente giunta l'ora di tenere conto dei più deboli

La grande sproporzione del patrimonio privato in Germania non è il frutto di un'economia sociale di mercato funzionante, bensì rappresenta innanzitutto il fallimento della politica tedesca dal punto di vista sociale ed economico. Alcuni politici provano a strumentalizzare il tema della disuguaglianza, sostenendo il principio secondo cui è possibile aiutare i poveri soltanto a patto di sottrarre qualcosa ai ricchi. Questo è un errore fatale. Non si può rimediare alla mancanza di pari opportunità evocando più ridistribuzione.


L'obiettivo primario per la politica dovrebbero essere un miglior sistema educativo e un corretto sistema fiscale in cui le famiglie in difficoltà, invece di essere penalizzate, possano ricevere un supporto maggiore. Ciò richiede delle politiche che, sia nell'ambito del mercato del lavoro quanto in quello della formazione, tengano conto degli interessi dei più deboli, in modo da ridurre anche il divario nelle retribuzioni. È anche necessario che la politica aiuti più di quanto fatto finora le persone prive di averi a risparmiare per crearsi un proprio patrimonio. Solo in questo modo sarà possibile disinnescare stabilmente la miccia sociale rappresentata dalla disuguaglianza economica.