Visualizzazione post con etichetta elezioni 2017. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta elezioni 2017. Mostra tutti i post

martedì 12 settembre 2017

Come i partiti tedeschi vorrebbero stabilizzare la moneta unica

Cosa propongono i partiti tedeschi per stabilizzare l'euro? Tutti ad eccezione di AfD, che propone la fine della moneta unica, hanno (in teoria) una ricetta per risolvere la crisi dell'euro. Dalla Frankfurter Rundschau. 


AfD: ritorno al passato

Alternative für Deutschland (AfD) nasce dalla critica ai programmi di salvataggio per la Grecia e per gli altri stati in crisi dell'Eurozona. Per questa ragione l'atteggiamento del partito è molto chiaro: "l'euro è fallito". Innanzitutto gli stati euro hanno ignorato le regole del patto di stabilità e crescita e in secondo luogo hanno violato la clausola di non bail-out, secondo la quale nessun stato avrebbe dovuto garantire per gli altri. AfD pertanto chiede lo scioglimento dell'euro e un tempestivo ritorno al D-Mark. AfD è consapevole che il ritorno alle monete nazionali "sarà finanziariamente molto difficile. Tali costi tuttavia saranno inferiori rispetto alla permanenza nell'Eurosistema".

Linke: debito in comune

Per la Linke la "crisi dell'UE è prima di tutto una crisi sociale". Per questo si rifà a due punti fondamentali: da un lato propone un programma di investimenti pubblici europei per una riconversione dell'economia in chiave ecologico-sociale da finanziare attraverso una tassa patrimoniale una-tantum sui patrimoni superiori al milione di euro. La Linke inoltre appoggia l'emissione di titoli di debito comuni fra gli stati della zona euro "per evitare che si possa speculare sul debito degli stati". Sull'altro lato la Linke vorrebbe fermare la corsa al ribasso in materia di salari e tassazione, ad esempio attraverso "una tassazione coordinata dei super-ricchi" oppure imponendo degli standard sociali minimi con delle clausole tariffarie e un salario minimo europeo.

SPD: governo economico

Per la SPD la Germania è senza dubbio un contribuente netto ma anche il paese che maggiormente ha tratto vantaggio dall'UE. Per superare la fase di debole crescita è pertanto necessario un ampio programma di investimenti a livello europeo. La SPD vorrebbe superare "gli squilibri eccessivi" come ad esempio gli avanzi e i disavanzi commerciali tramite una politica economica coordinata. In futuro dovrà essere creato un governo economico della zona Euro accanto ad un bilancio comune dell'Eurozona. Il fondo di salvataggio ESM dovrà assumere le funzioni di un fondo monetario europeo mentre il patto di stabilità e crescita dovrebbe essere modificato in modo da ridurre il "debito in eccesso".

Verdi: fondo per il futuro

Nel programma dei Verdi ha un ruolo centrale il cosiddetto "fondo per il futuro" che tramite investimenti pubblici "dovrà sviluppare la modernizzazione sociale ed ecologica in Europa, oltre a sostenere gli stati membri in situazione di emergenza e combattere le crisi economiche". A questo fondo dovrebbero partecipare tutti gli stati europei. In cambio sarà necessario prendere delle misure piu' forti contro l'evasione e l'elusione fiscale. Anche i Verdi appoggiano la trasformazione del fondo di salvataggio ESM in una sorta di fondo monetario europeo controllato dal Parlamento europeo. Il divario sociale in Europa dovrà essere combattuto con l'introduzione di norme salariali minime. 

CDU/CSU: più controllo

La CDU nel suo programma elettorale si pronuncia in maniera vaga sui temi europei e parla solo di una limitata necessità di cambiamento. Non è certo una sorpresa visto che la trasformazione dell'Eurozona negli anni scorsi si è fondamentalmente basata sulle idee del Ministero delle Finanze tedesco. La CDU insiste sul rispetto del patto di stabilità ed esclude una messa in comune del debito. Allo stesso tempo si dice disponibile "a sviluppare ulteriormente l'Eurozona insieme al nuovo governo francese, ad esempio con la creazione di un fondo monetario europeo". La CDU pero' considera questo fondo non uno strumento per la pianificazione degli investimenti o per la gestione delle crisi, ma piuttosto come un modo per controllare le finanze statali.

FDP: insolvenza di stato

La FDP vorrebbe spingere i paesi membri dell'euro a conformarsi al patto di stabilità attraverso delle sanzioni automatiche. Ogni altra forma di redistribuzione viene completamente bocciata, come ad esempio la proposta della Commissione UE di introdurre un pilastro sociale all'interno dell'UE. La FDP è contraria alla possibilità che i singoli membri della zona euro possano garantire per gli altri stati. L'obiettivo è fare in modo che "gli stati membri siano responsabilizzati sulle conseguenze delle loro politiche economiche e quindi garantiscano una certa disciplina di bilancio". Per quanto riguarda il fondo di salvataggio ESM, disponibile come strumento di emergenza per prevenire l'insolvenza degli stati, la FDP vorrebbe diminuirne l'importo e nel lungo periodo liquidarlo. Invece di sostenere gli stati con del credito aggiuntivo, la FDP propone una "insolvenza di stato ordinata", che in caso di emergenza puo' significare anche ristrutturazione del debito.

lunedì 28 agosto 2017

La Germania ha un problema salariale

Non si tratta di un documento uscito da un collettivo di sinistra né da una cellula di estrema destra dell'est, ma di una presa di posizione del Ministero dell'Economia tedesco sul tema della disuguaglianza sociale in Germania. La forbice retributiva continua a crescere, una larga parte dei lavoratori è rimasta esclusa dal boom degli ultimi anni. La Süddeutsche Zeitung fa riferimento ad un documento ufficiale del Ministero dell'Economia.



L'economia tedesca continua a crescere, le esportazioni anno dopo anno raggiungono nuovi record e la disoccupazione è cosi' bassa come non accadeva da anni. La ripresa è arrivata anche per i lavoratori, questo almeno suggeriscono le statistiche ufficiali. Nel 2016 secondo l'Ufficio di Statistica i salari nominali sono cresciuti del 2.3 %. Documenti interni al Ministero dell'Economia guidato da Brigitte Zypries (SPD) tuttavia indicano che al ministero si teme che il divario fra i redditi possa continuare ad aumentare. "La disuguaglianza salariale resta ad un livello storicamente molto elevato", cosi' almeno è scritto in un documento informativo uscito dal Ministero dell'Economia.

"Tutto cio' oltre ad essere profondamente ingiusto, rappresenta un serio pericolo per la coesione sociale in Germania", dice il sottosegretario all'economica Matthias Machnig alla Süddeutsche Zeitung. Al Ministero dell'Economia, anche dopo la recente ripresa dei salari in termini reali, non vedono alcuna ragione per far rientrare il segnale di allarme. "La Germania continua ad avere un problema salariale", è scritto nel documento. Soprattutto i percettori di un basso salario o di un salario medio, per un lungo periodo di tempo non hanno tratto alcun beneficio dalla crescita economica. "Nel 2015 i salari reali del 40% dei lavoratori situati nella parte piu' bassa della distribuzione erano significativamente piu' bassi rispetto al 1995", è scritto nel documento. Oggi la loro retribuzione ha un potere d'acquisto inferiore rispetto a quello di 20 anni fa. Cio' significa che una "gran parte della popolazione nel nostro paese non sta facendo passi avanti" avverte Machning. "La situazione dei figli è decisamente peggiore rispetto a quella dei loro genitori".

Al contrario il 60% dei lavoratori collocati nella parte piu' alta della distribuzione dei salari ha potuto registrare un miglioramento significativo. "La forbice nelle retribuzioni ha continuato ad ampliarsi", osservano gli esperti del Ministero. Senza dubbio i salari reali in Germania dal 2013 ad oggi sono cresciuti in media dell'1.8%, tuttavia "resta immutata la necessità di recuperare in termini di aumenti salariali".



Con questa presa di posizione anche il Ministero dell'Economia, in piena campagna elettorale, fa il suo ingresso nel dibattito sulla redistribuzione del reddito e chiede un ripensamento sul tema. "Ci sono spazi per un miglioramento salariale. E devono essere utilizzati", dice Machnig. "La tassazione sui redditi piu' bassi deve diminuire. Per le donne deve finalmente valere il principio dello stesso salario per lo stesso lavoro. Ci sono ancora troppe persone, in un paese benestante come il nostro, a cui le cose vanno molto peggio di come dovrebbero andare". I miglioramenti salariali per i lavoratori dipendenti in realtà sono stati molto meno positivi rispetto a quanto lascerebbero ipotizzare gli elevati aumenti salariali ottenuti nelle contrattazioni collettive. Nella chimica le retribuzioni previste dai contratti collettivi sono salite di oltre il 5%, nella meccanica i lavoratori hanno ottenuto un 4.8% di aumento. Poichè il mercato del lavoro per i lavoratori specializzati in molti casi è caratterizzato dalla carenza di figure professionali, i lavoratori si sono trovati in una posizione contrattuale decisamente migliore.

Che la situazione retributiva non sia buona per tutti è dovuto soprattutto al fatto che sempre meno lavoratori beneficiano della protezione dei contratti collettivi. L'arretramento della percentuale di lavoratori coperti dalla contrattazione collettiva continua da anni e oggi questa percentuale ha raggiunto il 56%. Inoltre è continuata la crescita dei lavori a tempo determinato e dei cosiddetti minijob. Una quota sempre maggiore di lavoratori in Germania ha un basso salario
. 



mercoledì 23 agosto 2017

Il vero obiettivo della "unioncina di trasferimento" di cui si parla a Berlino

Su Makroskop.eu, il sito web di Heiner Flassbeck, un articolo molto interessante di Andreas Nölke prova a far luce sul vero obiettivo della "unioncina di trasferimento" secondo i piani tedeschi: usare i trasferimenti del nord per indebolire le opposizioni euroscettiche nel sud-Europa e supportare gli "sforzi riformatori" dei governi filo-UE.  Andreas Nölke da Makroskop.de


Consapevoli del limitato sostegno di cui godono i piani fiscali dell'UE nell'opinione pubblica tedesca, i grandi partiti non vogliono fornire ad AfD (Alternative fuer Deutschland) nuove munizioni per la campagna elettorale. Dal punto di vista della tattica politica potrebbe anche essere un approccio razionale, non sembra pero' essere una strategia adeguata se l’obiettivo è quello di ridurre la grande distanza che c'è fra i partiti rappresentati al Bundestag e l'opinione pubblica sui temi della politica europea, né sembra essere di aiuto alla fragile legittimazione democratica dell'UE.

Giustificazione e realizzazione di una unione di trasferimento

Per i progressisti la parola chiave "unione di trasferimento" suona bene: senza dubbio il sostegno economico alle debolezze sociali ed economiche altrui è un importante obbligo morale. E cio' è ancora piu' vero se i vantaggi di un'impresa comune sono suddivisi in maniera cosi' disomogenea come nell'Eurozona, di cui la Germania è il principale beneficiario, a scapito dei paesi del sud-Europa. Nell'Europa del sud servirebbero risorse fiscali aggiuntive, come ad esempio quelle necessarie per finanziare una politica di innovazione che possa contrastare l'avanzato processo di deindustrializzazione.

Ci sono diversi approcci all'unione di trasferimento in discussione nell'Eurozona: dall'assicurazione paneuropea contro la disoccupazione alle varie forme di eurobond, o un'assicurazione europea sui depositi bancari, fino ai trasferimenti diretti da un bilancio comune europeo finanziato con la tassazione ("capacità fiscale" oppure "funzione di stabilizzazione macroeconomica"). Tuttavia anche il candidato super-eurofilo Schulz al momento non sembrerebbe pronto ad investire molto capitale politico in queste iniziative. Se ne riparlerà piu’ concretamente solo dopo le elezioni federali di settembre e dopo le elezioni per il parlamento austriaco, ma anche dopo le elezioni del prossimo parlamento italiano, si tratta di una strategia di medio periodo.

Il lato negativo: l'approfondimento del lato autoritario dell'Unione

I progressisti pero’ non dovrebbero esultare troppo presto. Innanzitutto le forme di solidarietà supplementare all'interno dell'Eurozona saranno sempre piu’ legate ad ulteriori diritti di interferenza europea nella politica interna dei paesi destinatari dei trasferimenti. E queste misure saranno tanto piu' draconiane, quanto maggiore sarà il denaro in gioco („The larger and more generous the mechanism, the more national discretion will need to be limited“, cosi' scrive il capo dell’importante Think Tank Bruegel).

Ogni forma di aiuto nella storia degli eurosalvataggi è sempre stata collegata a delle condizioni ben precise, dal primo pacchetto di aiuti per la Grecia fino alla creazione del Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM), la cui possibilità di utilizzo era condizionata dalla ratifica del Fiskalpakt. La prima vittima di questi trasferimenti è sempre stata la democrazia negli stati riceventi, come il caso della Grecia ha chiaramente mostrato anche agli osservatori meno informati sui temi del diritto europeo.


Anche le iniziative attuali mirano ad intensificare i diritti di intervento dell'Unione nel processo decisionale dei singoli paesi membri. Tutti gli accordi raggiunti fino ad ora, dal Six-pack ald Two-pack fino al Fiskalpakt, per i sostenitori di una tale sovranazionalizzazione, non sembrano tuttavia essere sufficienti affinché i paesi del sud-Europa e la Francia si attengano realmente ai programmi di convergenza strutturale. Le abituali formulazioni dei politici francesi e italiani, sulla assurdità economica delle regole europee, indicano che le premesse fondamentali non sono state ancora sufficientemente interiorizzate.

La parola chiave del momento nella lunga serie di misure disciplinari dell'UE è il "Ministero delle Finanze Europeo". Mentre nel sud-Europa questo termine è associato con la creazione di una capacità fiscale per il sostegno dei paesi membri in difficoltà economiche, dal punto di vista tedesco la sua funzione dovrebbe essere quella di vigilare sulla politica di bilancio dei paesi membri. E questo sarebbe un altro crimine nei confronti della democrazia in Europa. Ci dovremmo ricordare che i parlamenti nazionali restano ancora le istituzioni politiche piu' legittime - soprattutto se confrontate con un Ministro Europeo delle Finanze, indipendentemente da come sarà determinato – nella misura in cui la legge di bilancio resta il potere principale di cui dispone ogni parlamento.

Il modo in cui la Germania e i suoi alleati cercano di strumentalizzare i trasferimenti per disciplinare i parlamenti dei paesi europei piu’ riottosi è ben visibile in questi giorni, soprattutto in riferimento all'Europa dell'est e al finanziamento delle politiche di coesione di medio periodo. Per obbligare i parlamenti dell'Europa dell'est ad accettare i rifugiati, oppure per dissuadere la maggioranza di governo polacca dall'applicare la riforma del sistema giudiziario, si fa intendere che i paesi insubordinati nella prossima programmazione dei fondi di coesione saranno trattati in maniera meno generosa. E su questo punto ad esempio si ignora che i paesi in questione, nell'accoglienza del grande contingente di rifugiati arrivato nel 2015, una scelta unilaterale del governo tedesco, non hanno avuto alcuna voce in capitolo. E anche in Germania le maggioranze parlamentari e i governi, sia a livello federale che regionale, da sempre si prendono la libertà di influenzare la nomina dei giudici. E’ di conseguenza assurdo voler mettere la Polonia sotto pressione, senza considerare che la nomina dei giudici da parte dei partiti, praticata dal precedente governo liberale polacco, non ha danneggiato in alcun modo l'UE. E alla fine si dimentica che la pianificazione dei fondi strutturali e di coesione non è un atto di clemenza dei paesi ricchi dell'UE, ma uno degli accordi principali all'intero dell'UE con il quale i paesi economicamente piu' deboli consentono alle imprese dei paesi piu' forti un ampio accesso al mercato e in cambio ricevono i mezzi per la modernizzazione della loro economia. 

L'utilità limitata di una "unioncina di trasferimento"

Ma anche se vogliamo ignorare l’egemonia dei paesi donatori in quanto lato spiacevole di ogni unione di trasferimento, restano nelle proposte attuali un certo numero di aspetti che gli osservatori progressisti dovrebbero guardare con scetticismo. In primo luogo il volume dei trasferimenti sostenibile a livello politico sarà sempre troppo limitato per poter ottenere un miglioramento significativo nelle economie dell'Europa meridionale. Si tratterà sempre di una "unioncina di trasferimento".

L'attuale rapporto mensile del Ministero delle Finanze tedesco rende piu' che chiara la totale avversione del governo federale tedesco ad ogni forma di ampia unione di trasferimento all'interno dell'UE. E se sul tema i socialdemocratici, i verdi o anche i liberali, in quanto partito di coalizione della CDU, riuscissero ad imporre prestazioni piu' alte, le dimensioni dei trasferimenti resterebbero comunque insufficienti, data la scarsa popolarità di ogni aumento delle tasse o del debito, oppure dei tagli di spesa presso gli elettori tedeschi, olandesi e austriaci.

Ma anche gli stessi effetti positivi dei possibili trasferimenti non sono affatto risolutivi. I trasferimenti realizzati fino ad ora nell'ambito degli eurosalvataggi non sono mai arrivati alla popolazione in difficoltà, sono serviti principalmente per il salvataggio delle banche. I trasferimenti sarebbero inoltre incompatibili con la strategia della convergenza strutturale, strategia che vorrebbe rimodellare le economie del sud-Europa secondo l’esempio del capitalismo tedesco. Anche se per buone ragioni si considera questa strategia sbagliata, per lo meno è coerente; in pratica tuttavia verrebbe contrastata con dei trasferimenti pubblici, fatto che metterebbe in discussione il processo di restringimento dei settori vicini allo stato nelle economie del sud-Europa. Nel lungo periodo c'è il rischio di sviluppare un grande Mezzogiorno europeo, permanentemente dipendente dai trasferimenti del nord, con lamentele reciproche e continue fra gli “avidi” paesi donatori e i paesi beneficiari "senza vergogna".

Il vero obiettivo del progetto

Il progetto dell'unione di trasferimento non comporterà un sostanziale miglioramento economico o sociale per le economie piu' deboli dell'Unione (altrimenti si potrebbe sostenere direttamente le economie piu' povere dell’UE, che si trovano tutte fuori dall'unione monetaria). La funzione principale di questo progetto è il miglioramento dell'immagine della Germania e dell'Eurozona nei paesi dell’Europa del sud. L'obiettivo è il sostegno politico ai governi in carica in Francia, Italia e Spagna in modo che possano continuare a portare avanti il processo di convergenza strutturale, anche contro una resistenza crescente. Il riferimento ai trasferimenti dalla Germania, e dagli altri paesi, in questa situazione sarà molto utile per mettere a tacere le critiche verso l'UE da parte dei gruppi e dei partiti di opposizione.

La "unioncina di trasferimento" si farà, anche se Schäuble dovesse opporsi e Söder mettersi di traverso, una opposizione tutta di facciata, per non regalare voti ad AfD. La unioncina di trasferimento – grazie alla politica interna degli stati menzionati - porterà ad una temporanea stabilizzazione della zona Euro. Nel medio periodo pero' la delusione sarà inevitabile su entrambi i lati - da una parte il sud per la mancanza di un vero miglioramento della situazione economica, dall'altro lato il nord per l'ingratitudine degli europei meridionali. La legittimità politica e la stabilità dell'Unione Europea subiranno pertanto ulteriori danni.

Gli amici dell'Europa nel campo progressista hanno fondamentalmente ragione. Un sostegno finanziario al sud da parte del nord è piu' che necessario, in considerazione dei benefici cosi' diversi che i paesi europei hanno ottenuto dalla moneta comune. La potenziale disponibilità alla solidarietà finanziaria nelle società del nord dovrebbe tuttavia essere utilizzata con un altro obiettivo: rendere piu' facile l'uscita dall'euro e la fase di passaggio ad un nuovo sistema monetario, tramite un ampio programma di sostegno finanziario (incluso un taglio del debito), per quei paesi del sud che soffrono e hanno sofferto a causa della loro adesione all'Euro. D'altra parte una duratura unione di trasferimento è politicamente meno popolare ed economicamente non sarà d'aiuto, ma servirà solo a danneggiare in maniera duratura la democrazia in Europa e nel medio termine contribuirà a rafforzare le tensioni fra gli stati membri dell'unione monetaria.

mercoledì 15 febbraio 2017

Martin Schulz, l'europeista nazionalista

Schulz l'europeista che risale nei sondaggi ed è in grado di sfidare Merkel e la CDU. Schulz grande speranza per l'Euro e l'Europa, dopo gli anni bui del merkelismo e dell'austerità, saprà rilanciare il progetto europeo? Secondo Taz.de è altamente improbabile, perché la SPD è storicamente piu' vicina agli interessi nazionali che non a quelli europei, e con Schulz non andrà diversamente. Un'analisi di Martin Reeh da Taz.de


La battuta "si è formato un gruppo di lavoro di socialdemocratici all'interno della SPD" nasce ai tempi dell'agenda 2010, oggi probabilmente ha perso un po' di smalto. Ma illustra in maniera abbastanza chiara il problema della SPD: fare una politica sociale perché ci si chiama socialdemocratici non è una cosa ovvia

Perché allora l'opinione pubblica crede che Martin Schulz sia un "europeo purosangue" (FAZ), un "convinto europeista" "(Tagesschau), "un europeo appassionato" ((Wirtschaftswoche), forse solo perché i leader della SPD lo vendono come un "grande europeista" (Frank-Walter Steinmeier)? 

Perché non dovrebbe esserlo?

Per rispondere a questa domanda bisogna andare a scavare un po' nella storia. Nel 1998 - Kohl è ancora Cancelliere, Lafontaine capo della SPD - Ingrid Matthäus-Maier tiene al Bundestag la madre di tutti i discorsi della SPD sull'Euro. All'epoca era portavoce del gruppo SPD sui temi di politica fiscale, e quel giorno parlò in qualità di principale relatore d'opposizione, Ministro delle Finanze era Theo Wagel (CSU).

Dobbiamo spiegare ai cittadini l'Euro in maniera comprensibile, disse lei: "Mi ricordo di un caso nel mio collegio elettorale nel 1994. Pochi giorni dopo la svalutazione della Lira stavo visitando l'acciaieria Klöckner-Mann­staedt. Il morale era a terra. Dobbiamo licenziare personale, mi dicevano. La Lira è andata giu'. Cinque giorni dopo gli italiani avevano cancellato tutti gli ordini a questa acciaieria tedesca. Avrebbero dovuto pagare le fatture in Marchi, a causa della svalutazione della Lira servivano molte piu’ Lire di quante non ne sarebbero state necessarie prima. Qualche giorno dopo hanno deciso di spostare tutti gli ordini in altri paesi. Questi esempi concreti ci mostrano che le turbolenze valutarie sono pericolose anche per il nostro paese. Per questa ragione l'Euro è una buona cosa, soprattutto per noi". 

Egoismo nazionale

Matthäus-Maier giustificava un progetto europeo con l'egoismo nazionale, sorvolava sul fatto che gli altri paesi avrebbero avuto dei problemi, a differenza della Germania - alla fine del discorso chiedeva un coordinamento delle economie, delle finanze e delle politiche fiscali europee dopo le elezioni del 1998, coordinamento che pero' non è mai arrivato: "Non è possibile che in Europa ci siano ancora dei paradisi fiscali e si pratichi il dumping fiscale su larga scala".

Con l'Agenda 2010, invece, la maggioranza rosso-verde inizia un'aggressione ai modelli economici dei paesi vicini. Piu' tardi con l'Eurocrisi, le profezie di Matthäus-Maier diventano realtà: Italia, Francia e Grecia non possono più' svalutare le loro valute, la Germania ne approfitta. Il sud Europa non riesce ad uscire dalla crisi. 

Pezzi del discorso di Matthäus-Maier si possono trovare ancora oggi fra le paraole dei leader socialdemocratici attuali, anche se con qualche piccola variazione. Il candidato alla cancelleria Schulz parla dell'industria automobilistica, invece dell'acciaio, e ci spiega perché l'Europa deve assolutamente mantenere l'Euro. Secondo Schulz, in una sua intervista del 2012, con la reintroduzione del Marco, "l'industria automobilistica tedesca non dovrebbe piu' avere paura solo dei cinesi, ma anche della Francia e dell'Italia, di Peugeot, Citroën e Fiat". L'Euro ai suoi occhi è un mezzo per proteggere i lavoratori specializzati che votano SPD, dalla concorrenza degli altri paesi europei.

Nella campagna elettorale del 2017 vuole far rivivere le promesse di armonizzazione fiscale europea fatte all'epoca da Matthäus-Meier: "Se il piccolo fornaio paga onestamente le tasse, ma la catena di caffetterie globali parcheggia i suoi utili in un paradiso fiscale, siamo di fronte a una grande ingiustizia. La lotta contro l'evasione fiscale sarà dunque una questione elettorale chiave", ha detto Schulz nella suo discorso inaugurale a Berlino.

Il populismo „Blame your neighbour" 

La SPD è il partito dello Status Quo nella politica europea. Ogni passo indietro nel processo europeo (ad esempio la fine dell’Euro) toccherebbe gli interessi del proprio elettorato, come del resto ogni passo in avanti verso il piu’ Europa (una assicurazione sociale comune, la messa in comune del debito, o le sanzioni per il surplus commerciale elevato). La sola eccezione è l’armonizzazione fiscale: mentre la Germania ha beneficiato dell’Euro, altri paesi come l’Irlanda o l’Olanda ottengono vantaggi dalle basse aliquote fiscali.

Se l'Europa dovesse mantenere l'Euro e unificare la tassazione, la Germania avrebbe un ulteriore vantaggio competitivo. Schulz, che come Matthäus-Maier non parla mai di cio' che le esportazioni tedesche causano all'estero, con la sua campagna sulle imposte sta portando avanti una politica populista del tipo "blame your neighbour".

I cambiamenti politici arrivano raramente da coloro che beneficiano dello status quo. I socialdemocratici hanno ampiamente supportato le politiche di austerità di Merkel e Schäuble. La richiesta di emettere gli Eurobond, e cioè la messa in comune dei debiti, Schulz l’ha sostenuta solo per un breve periodo. Per lui, in ultima analisi, era poco importante, come del resto la richiesta di un vasto programma di investimenti e crescita per tutta l'Europa. Per entrambi i progetti Schulz non ha combattuto in maniera credibile.

3 fasi nella politica europea

Nella politica europea socialdemocratica si possono distinguere a grandi linee 3 fasi: nella prima la SPD ignora completamente le richieste di solidarietà arrivate dai partiti fratelli europei, dalla Francia, dall’Italia e dalla Grecia. Quando nel 2013 si trova a negoziare nuovamente una Grande Coalizione, fra le condizioni per l'accordo non c'è una diversa politica europea. Isolato politicamente, François Hollande lancia un programma economico vicino agli interessi dell'economia, programma che di fatto renderà la sua ricandidatura impossibile. Il Pasok greco si è dissolto. Matteo Renzi si è dimesso.

Quando il centro lascia uno spazio politico libero, sebbene le condizioni siano difficili, altre forze si fanno avanti. Nella seconda fase vincono i partiti alla sinistra dei socialdemocratici. In Grecia, Syrizia conquista il potere nel 2015. Il suo tentativo di bloccare le politiche di austerità finisce durante una lunga notte di negoziati a Bruxelles. Verso i democratico-cristiani come Juncker, Schulz è sempre stato molto cordiale, il governo Tsipras invece percepisce immediatamente la sua ira: "sono stufo", annuncia Schulz. Un'uscita a sinistra dalla crisi dell'Eurozona, dopo l'inchino di Syriza, appare ormai alquanto improbabile.

Nel 2016 inizia la terza fase - i populisti di destra prendono il sopravvento: in Gran Bretagna vincono i sostenitori della Brexit. Nell'Inghilterra del Nord, a causa della migrazione di manodopera dall'est Europa, una parte dei lavoratori vota Si'. Quando i britannici chiedono di mantenere un accesso privilegiato al mercato interno dell'UE, Schulz risponde che la libertà di movimento dei lavoratori non è negoziabile. Per non stravolgere il senso del referendum sulla Brexit, Theresa May annuncia una "Hard Brexit". Promette alle aziende imposte piu' basse e dà vita ad un'alleanza con Trump.

La solidarietà nazionalista con Merkel

Questo è il bilancio nella gestione dell'Eurocrisi della SPD: nessuna alleanza con i socialdemocratici europei, piuttosto la scelta di una solidarietà nazionale con Merkel. Come conseguenza la fine dei governi socialdemocratici in Francia e in Italia. La sconfessione dei partiti a sinistra. Alla fine: aver spinto i britannici verso una "Hard Brexit", e quindi l'annessa minaccia di concorrenza fiscale in Europa e la conseguente alleanza con Trump contro l'UE.

Ma le egemonie non durano all'infinito, come la buona congiuntura tedesca. Il surplus commerciale tedesco negli ultimi tempi è stato messo sotto pressione. In primo luogo grazie ad una politica piu' isolazionista degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. Secondo, perchè anche altri paesi potrebbero applicare riforme simili all'Agenda 2010 - ad esempio Emannuel Macron in Francia se dovesse vincere. Terzo, perché potrebbe esserci l'uscita di uno o piu' paesi dall'Euro, nel caso in cui Marine Le Pen dovesse vincere. 

Come reagirebbe la SPD guidata da Martin Schulz? Prendiamo il passato come esempio: in caso di uscita della Francia o dell'Italia, ci sarebbe sicuramente un'espulsione dura. E in politica interna? Schulz ancora oggi sostiene che l'Agenda 2010 "è stata la risposta giusta ad una fase di stagnazione". Vale a dire: se il boom dell'export dovesse fermarsi, i tagli sociali tornerebbero al centro della discussione politica?

Il concetto della SPD è il seguente: se vuoi che per i tuoi elettori le cose vadano bene, allora ai tuoi vicini di casa europei devono andare male. Se la SPD fosse stata veramente pro-europea, avrebbe già da tempo trovato un accordo comune con i suoi partiti fratelli nell'UE: sul salario minimo, sugli investimenti, sulle assicurazioni sociali, sulle tasse, sulle sanzioni per gli eccessi negli avanzi commerciali. Avrebbe spiegato ai suoi elettori che a Volkswagen deve andare un po' peggio, affinché le cose per Fiat e Peugeot possano andare un po' meglio.

Invece, la Germania con l'Agenda 2010 ha esportato la sua crisi economica all'estero. Donald Trump, Theresa May, Emmanuel Macron e Marine Le Pen lavorano affinché la crisi torni di nuovo in Germania.