domenica 27 novembre 2016

WirtschaftsWoche: il referendum del 4 dicembre fa paura e gli italiani stanno comprando oro in Svizzera

Secondo WirtschaftsWoche gli italiani temono il referendum del 4 dicembre e per questa ragione stanno acquistando oro da mettere al sicuro in Svizzera. 


A causa dell'incertezza sul risultato del referendum e sulla conseguente uscita dell'Italia dall'Euro gli italiani stanno comprando sempre più' oro da mettere al sicuro in Svizzera.

L'incertezza sull'esito del referendum costituzionale e sulla permanenza dell'Italia nell'Euro viene percepita anche dal commerciante di metalli preziosi di Monaco Pro Aurum. Nella sua filiale di Lugano nel Canton Ticino, a pochi kilometri dal confine italiano, da alcune settimane sono cresciuti gli ordini italiani di lingotti e monete.

La maggior parte dei clienti fa custodire l'oro nel magazzino doganale del commerciante a Zurigo. "Normalmente a Lugano abbiamo un 20% di clienti italiani e un 80% di clienti svizzeri. Ora pero' questo rapporto si è invertito", ha dichiarato a WirtschaftsWoche l'amministratore di Pro Aurum Robert Hartmann. 

Il 4 Dicembre gli italiani voteranno su di una riforma costituzionale a cui è legato il destino politico del Presidente Renzi. Se non dovesse superare questo test elettorale, probabile secondo gli ultimi sondaggi, potrebbe essere l'inizio della fine dell'Italia nell'Unione Europea e nell'Euro. Questa paura è condivisa da un numero sempre maggiore di investitori italiani. Che infatti chiudono i conti nelle banche nazionali e depositano il loro denaro in via precauzionale all'estero.

I compratori d'oro provenienti dall'Italia tuttavia non possono attraversare il confine con i pacchi di contante. Non è piu' cosi' facile, ci dice Hartmann. Chi attraversa la frontiera dall'UE verso la Svizzera e porta con sé del denaro, deve dichiarare per scritto a partire dai 10.000 Euro il contante trasportato. 

La sorveglianza ha le maglie strette. Chi non rispetta le regole e viene preso, deve aspettarsi multe draconiane. Inoltre la dogana deve informare le autorità per avviare un'indagine fiscale. I clienti italiani trasferiscono il denaro normalmente ed in maniera legale su di un conto di Pro Aurum presso la filiale di Lugano. Funziona ancora cosi'.

Ma nelle banche italiane i depositi stanno diminuendo. Cosi' i clienti della travagliata Monte dei Paschi negli ultimi 12 mesi hanno ritirato il 14% dei loro depositi. La terza banca italiana, con 28 miliardi di euro di crediti deteriorati in bilancio, deve trovare entro la fine dell'anno cinque miliardi di capitale fresco. Il tempo sta per finire. Il finale di partita italiano è iniziato. 

sabato 26 novembre 2016

E' iniziata la fine dell'egemonia tedesca in Europa?

Su Telepolis un'analisi dello scontro in corso fra il Ministro delle Finanze Schäuble e la Commissione Europea: la distanza non è mai stata cosi' ampia, sta per finire l'egemonia tedesca in Europa? Cristoph Stein su Telepolis


Lo scontro fra la Commissione UE e il governo tedesco cresce di tono. Quanto è profonda la frattura.

Cresce lo scontro fra la Commissione UE e la Germania, o meglio con il Ministro delle Finanze tedesco, sui principi di fondo della politica economica. Si parla di "superamento delle competenze" e di "violazione del diritto europeo".

Il Ministro delle Finanze tedesco ha criticato con forza la richiesta della Commissione UE di rilanciare la crescita in Europa attraverso una maggiore spesa pubblica. Ha accusato le autorità di Bruxelles di aver oltrepassato le loro competenze e di violare il diritto europeo. Il loro compito dovrebbe essere quello di esaminare i progetti di bilancio dei paesi europei secondo i criteri del Patto di Stabilità, e non secondo gli spazi fiscali disponibili. "Per fare questo non ha un mandato". 

Reuters

Schäuble, come racconta die Welt, ha alzato la voce "in un documento interno inviato alla Commissione UE". Si parla di una "lettera dai toni duri e molto urgente".

Nel dibattito sul bilancio del Ministero delle Finanze tenutosi il 22 novembre al Bundestag, Schäuble ha ripetuto la sua critica alla Commissione, questa volta pero' espressa in maniera un po' piu' pacata:

Il problema non è che riceviamo una raccomandazione, che magari non ci piace. Tali raccomandazioni vanno bene. E' normale, e ci sono naturalmente opionioni diverse sull'argomento. Il problema è che le raccomandazioni distraggono la Commissione dal suo vero compito, vale a dire valutare se i bilanci e i budget dei singoli paesi europei rispettano le regole europee. Questo è il vero compito della Commissione. E' il presupposto affinché la zona Euro possa rimanere stabile. Con queste raccomandazioni la Commissione non adempie il suo mandato, ma fa piuttosto il contrario, per questa ragione dobbiamo prendere posizione" 

Wolfgang Schäuble nel suo discorso di martedi' al Bundestag

Che cosa era accaduto? La Commissione il 16 Novembre aveva pubblicato il suo "Semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche nel 2017", il rapporto annuale sui programmi di bilancio e di riforma degli stati UE. Il documento segna un allontanamento dai rigorosi percorsi di risanamento e uno spostamento verso una politica fiscale piu' espansiva. La critica si è concentrata sulla Germania e il suo schwarze Null (pareggio di bilancio):

Il semestre europeo 2017, che inizia oggi, per l'Europa sarà fondamentale nel quadro di un cambiamento economico e sociale. Io credo che ce la possiamo fare. Per questo la Commissione raccomanda una politica fiscale positiva, da un lato per rafforzare la ripresa economica e dall'altro per sostenere la politica monetaria della BCE, che non può' essere lasciata da sola. Ogni stato membro deve fare la sua parte: quelli che se lo possono permettere dovranno investire di più', mentre quelli che hanno un minore spazio fiscale di manovra dovranno attuare riforme e un consolidamento fiscale favorevole alla crescita"

 Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione

A quanto pare la Commissione non si considera piu' solo come un organo di controllo sul mantenimento dei criteri di stabilità previsti dai trattati europei e sui livelli di indebitamento, ma come il guardiano della politica economica e della congiuntura europea.

Politica economica? Una parola che da molto tempo non si sentiva piu', almeno in Germania. Ma che questo concetto sia usato per parlare di una "politica di bilancio positiva", e cioè' un programma di investimenti finanziati a debito, viola tutti i principi che secondo Schäuble dovrebbero regolare l'Europa.

Tuttavia la Commissione fa un ulteriore passo in avanti: un passaggio in particolare deve aver seccato Schäuble, vale a dire quando parla come una sorta di super Ministero delle Finanze europeo:

Per valutare la situazione attuale, la zona Euro deve essere osservata nella sua totalità - come se ci fosse un Ministero delle Finanze europeo - e la sua politica fiscale deve essere presa in considerazione nel suo complesso.

La pretesa della Commissione di essere una sorta di Ministero delle Finanze per la zona Euro è stata probabilmente la ragione per cui Schäuble ha pronunciato parole come "superamento delle competenze" e "violazione del diritto europeo". Secondo Schäuble, come ha detto nel suo discorso al Bundestag, il compito della Commissione è quello di monitorare i limiti all'indebitamento, ma è chiaro che la Commissione si sta spingendo ben oltre.

Quattro citazioni dal testo della Commissione possono illustrarne gli obiettivi economici :

La situazione attuale è almeno sotto 2 aspetti insoddisfacente: il primo è che l'applicazione delle raccomandazioni per i diversi paesi sia per il 2017 che per il 2018 nel complesso porterebbero ad un corso fiscale di carattere restrittivo, mentre la situazione economica attuale sembra richiedere una politica fiscale espansiva.

Parlare di "una politica fiscale espansiva" da seguire a seconda della "situazione economica", fa riferimento al concetto di "politica economica anti-ciclica discrezionale" ed equivale ad un rifiuto dei vecchi principi del monetarismo, con i quali l'Euro è stato istituito nei primi anni '90.

Una politica fiscale discrezionale, da attuare secondo le circostanze, e' conosciuta solo dal keynesismo, ed è estranea alle teorie neoclassiche.

In questo testo la Commissione si riconosce in un approccio keynesiano. Apparentemente l'esperienza degli ultimi 10 anni, in particolare la grande crisi, gli effetti ridotti delle politiche monetarie espansive e lo shock della Brexit hanno minato l'evidenza del monetarismo, almeno a livello delle istituzioni europee.

Se ben concepita, in combinazione con le riforme e con la promozione degli investimenti, una politica fiscale attiva oggi puo' contribuire nel breve termine ad un rapido calo della disoccupazione, e nel medio termine, anche ad un miglioramento della crescita (potenziale) nella zona Euro.

Con queste frasi la Commissione si allontana dai tradizionali approcci neoclassici. Nel quadro della metafisica economica neoclassica una politica fiscale attiva in nessun caso puo' avere effetti positivi, puo' nel breve periodo creare l'illusione di un miglioramento, che pero' nel lungo periodo sarà pagato a caro prezzo. Che una politica fiscale attiva possa "aumentare il potenziale di crescita" è keynesismo puro.

Il nuovo keynesismo della Commissione resta tuttavia parzialmente bloccato dai requisiti restrittivi del patto di stabilità. Si applica ai paesi in surplus, mentre i paesi in deficit restano soggetti ai diktat dell'austerità. Tuttavia la Commissione indica la possibilità di un allentamento:

Dietro l'attuale orientamento fiscale generale ci sono grandi differenze fra i paesi membri, che da una prospettiva economica generale non hanno molto senso. Questa situazione può' essere riassunta come un eloquente paradosso: i paesi senza un margine di manovra fiscale, vorrebbero utilizzarlo, quelli che invece hanno un margine di manovra, non vorrebbero farvi ricorso. Affinché l'Eurozona nel suo complesso non finisca in una scenario di "lose-lose", è necessario un approccio collettivo.

Parlare di mancanza di senso o di un eloquente paradosso oppure di "lose-lose scenario" è un indizio chiaro del fatto che la Commissione è insoddisfatta dei requisiti restrittivi dettati dal Patto di Stabilità. E in effetti la Commissione negli ultimi tempi è diventata alquanto lassista nel controllo dei limiti all'indebitamento. La FAZ, a quanto pare non molto felice per il nuovo ruolo della Commissione, vede nella nuova direzione politica un passo verso "l'auto-distruzione finale", e parla di "frasi roboanti".

Il potere della Commissione viene tuttavia sottovalutato. Se ci ricordiamo della testardaggine con cui la Commissione in passato ha applicato i progetti precedenti, la svolta in direzione keynesiana potrebbe riservare molte sorprese.

Dal momento che la BCE fa già ampiamente uso dei suoi strumenti di politica monetaria, c'è largo consenso sul fatto che la politica monetaria da sola non puo' avere l'onere della stabilizzazione macroeconomica e che la politica fiscale deve svolgere un ruolo maggiore nella zona Euro. Questa preoccupazione è condivisa dalla comunità globale: nell'ultimo vertice i membri del G20 hanno affermato il loro impegno verso una strategia di crescita e nel loro comunicato di settembre 2016 si sono dichiarati decisi ad utilizzare individualmente o collettivamente gli strumenti di politica monetaria e fiscale per raggiungere l'obiettivo di una crescita forte, sostenibile ed equilibrata".

Il riferimento al vertice G20 nel testo della Commissione contiene un chiaro posizionamento. All'ultimo vertice G20 Wolfgang Schäuble e il Ministro delle Finanze americano Jack Lew si sono scontrati sui principi di politica economica:

da anni al vertice G20 si ripete la stessa discussione: il Ministro americano Jack Lew chiede un pacchetto di stimoli globali, esattamente i paesi con un avanzo con l'estero come la Germania dovrebbero fare di piu' per la crescita economica. Wolfgang Schäuble ripete quello che ha sempre risposto alla richiesta arrivata da Washington: per rilanciare la crescita globale sono necessarie le riforme strutturali, non un aumento della spesa. 

Der Spiegel

La Commissione si schiera pertanto chiaramente a fianco di Jack Lew e contro Wolfgang Schäuble. Non sorprende che Schäuble sia arrabbiato. Sente che sta perdendo il controllo sull'Europa.

martedì 22 novembre 2016

Oskar Lafontaine: un'altra volta Merkel

Oskar Lafontaine su FB commenta la ricandidatura di Merkel alle elezioni del 2017


Hurra, Merkel un'altra volta!

Ora è ufficiale, quello che i passeri da tempo fischiettavano e qualsiasi osservatore politico ragionevolmente informato sapeva già: Merkel lo farà un'altra volta.

Dal momento che domani sulla "stampa di qualità" ci saranno molti applausi e numerosi commenti favorevoli che cercheranno di nascondere la realtà, è opportuno ancora una volta elencare le performance di Merkel. E' riuscita a danneggiare gravemente le 3 colonne portanti della politica tedesca nel dopoguerra: lo stato sociale, l'integrazione europea e la politica di riappacificazione verso l'est (Ost-politik). Già da segretario della CDU si era adoperata affinché i tagli operati dall'Agenda 2010 di Schroeder fossero ancora piu' duri. Milioni di persone hanno un posto di lavoro precario con un basso stipendio e in vecchiaia non avranno una pensione adeguata. 2.5 milioni di bambini vivono in condizioni di povertà.

Il suo unilateralismo e i suoi diktat di risparmio hanno messo i popoli europei l'uno contro l'altro. La sua caotica politica sui rifugiati e l'opposizione al finanziamento di questa con un tassa sui ricchi hanno di fatto negato ogni forma di giustizia sociale. Su questo punto 3 opinioni:

Lo scrittore Navid Kermani scrive: "E' possibile sviluppare una politica europea comune in materia di rifugiati, che protegga i confini, distribuisca lo sforzo e che sappia veramente proteggere i piu' bisognosi, invece di operare una selezione dei piu' forti, vale a dire principalmente giovani uomini senza famiglia, poiché questi sono i soli che riescono a superare le difficoltà delle rotte clandestine".

Il politico SPD e teologo  Prof. Dr. Richard Schröder è ancora piu' chiaro: "in Europa non arrivano i piu' poveri. Che possono essere aiutati solo in loco perché non riescono a racimolare le migliaia di Euro necessarie per pagare i trafficanti"

Mentre il premier per l'economia Joseph Stiglitz commenta: "La libera circolazione delle persone in Europa significa anche che i paesi che hanno avuto piu' successo nella lotta alla disoccupazione, dovranno fare i conti con una parte piu' che congrua dei profughi in arrivo. I lavoratori in questi paesi dovranno sopportare automaticamente i costi dei bassi salari e un piu' alto livello di disoccupazione, mentre i datori di lavoro potranno beneficiare di piu' manodopera a basso costo. Non sorprende che a sopportare il peso dei rifugiati saranno proprio coloro che meno sono in condizioni di farlo".

L'espansione verso est della NATO, che il grande diplomatico americano George Kennan ha definito "l'errore piu' grande della politica americana nel dopo guerra fredda", è stata portata avanti con convinzione anche da Merkel. Ora abbiamo di nuovo soldati tedeschi al confine russo.

Ma "la Germania sta facendo bene", ha continuato a ripetere la Cancelliera, riferendosi al record occupazionale. Una frase post-verità. Se i lavori regolari e ben pagati vengono sostituiti da impieghi nel settore a basso salario, mini-jobs, lavori part-time, lavori temporanei, contratti d'opera mal-pagati e lavoro temporaneo, allora le statistiche saranno eccezionali: molti posti di lavoro!

giovedì 10 novembre 2016

I danni fatti dallo Schuldenmbremse

Lo Schuldenbremse tedesco, che di fatto è il modello a cui ci si è ispirati per il pareggio di bilancio nella Costituzione italiana, in Germania ha causato solo danni. Su Makronom Gustav A. Horn, il direttore del prestigioso Instituts für Makroökonomie und Konjunkturforschung (IMK) presso la Hans-Böckler-Stiftung spiega perché ormai è arrivato il momento di rimuoverlo. Da Makronom.de


Lo Schuldembremse tedesco viene celebrato come una storia di successo. Di fatto è una misura pericolosa e inutile che impedisce la crescita del benessere e aumenta l'instabilità. Un commento di Gustav Horn e Katja Rietzler.

Qualche settimana fa il presidente DIW Marcel Fratzscher ha criticato l'ex capo economista della BCE Otmar Issing, il quale aveva chiesto più' investimenti pubblici, e allo stesso tempo aveva proposto di finanziarli con una riorganizzazione della spesa pubblica. La proposta di Issing di fatto equivale ad una difesa dello "Schwarze Null" (pareggio di bilancio) in quanto obiettivo di politica economica.

Giustamente Fratzscher evidenzia i problemi sollevati da un tale obiettivo, in particolar modo nel caso in cui la crescita potenziale di un'economia sia cosi' bassa come in Germania. Fratzcher al contrario propone di sfruttare gli spazi fiscali disponibili, per aumentare gli investimenti pubblici anche in un regime di "Schuldembremse" (legge Costituzionale introdotta nel 2009 valida sia a livello federale che nei Laender e che impone un bilancio pubblico in pareggio oppure un deficit strutturale massimo dello 0.35%). In questo modo si avrebbe un aumento della crescita potenziale, che alla fine è quella che determina la nostra prosperità. Tutto cio' sembra pragmatico, giusto e buono.

Ma alla fine del suo discorso si trova una frase che lascia sbalorditi. Fratzscher scrive.

"lo Schuldenbremse è giusto e necessario ed ha portato ad una riduzione del debito nazionale, purtroppo anche a scapito degli investimenti pubblici"

Questa frase irrita, soprattutto alla luce di quanto scritto prima. Senza dubbio la bassa crescita della produttività è attualmente uno dei problemi piu' gravi, se non il problema piu' grave dell'economia tedesca. Ed è per questa ragione che gli spazi per un aumento del potere di acquisto dei consumatori o per un aumento dei profitti aziendali sono limitati. In altre parole: la crescita del nostro benessere sta rallentando.

Una ragione fondamentale di questo processo probabilmente è la mancanza di investimenti nei settori produttivi. Questo vale sia per gli investimenti privati in macchinari e attrezzature, ma soprattutto per gli investimenti pubblici in infrastrutture. Di fatto gli investimenti pubblici sono da molti anni negativi, una lunga fase interrotta solo dai programmi congiunturali durante la crisi. Vale a dire, gli ammortamenti sono superiori alla formazione di capitale lordo. Formulato altrimenti: l'infrastruttura pubblica si sta consumando.

Che da questa situazione non possa emergere una crescita della produttività è tutt'altro che sorprendente. La vera questione da indagare è se lo Schuldenbremse impedisce una duratura ripresa degli investimenti; e se è cosi', perché allora sarebbe "giusto e necessario" come ha scritto Fratzscher? Lars Feld, membro del Consiglio dei Saggi Economici e come Fratzscher membro della commissione per la promozione degli investimenti presso il Ministero dell'Economia nega addirittura ogni connessione fra lo Schuldenbremse e la debolezza degli investimenti.

E' vero che negli anni passati, anche dopo l'introduzione dello Schuldenbremse, ci sono state notevoli possibilità di fare investimenti. Grazie alla forte congiuntura interna e al corrispondente forte aumento delle entrate fiscali, è stato relativamente facile soddisfare i requisiti previsti dallo Schuldenbremse. E' stata piuttosto una scelta ideologica della politica quella di non utilizzare gli spazi disponibili per aumentare gli investimenti. Si è scelto di dare alla crescita futura una priorità inferiore rispetto allo "Schwarze Null", che nel frattempo è diventato il feticcio del Ministero delle Finanze.

Lo Schuldenbremse è pericoloso, in quanto le sue procedure di aggiustamento ciclico eliminano rapidamente gli spazi di manovra. Gli studi sullo Schuldenbremse svizzero lo mostrano chiaramente: esiste da piu' tempo rispetto a quello tedesco e i metodi di adeguamento al ciclo economico hanno un minore effetto pro-ciclico rispetto allo Schuldenbremse tedesco. E' plausibile pensare che la sua applicazione implichi una particolare debolezza degli investimenti. Supponiamo ad esempio che il governo si aspetti che il deficit pubblico superi la soglia consentita dallo Schuldenbremse. In questo caso ha 3 opzioni:

1) il governo puo' aumentare le tasse. Si tratta di un processo legislativo lungo e impopolare. Pertanto un governo potrebbe essere riluttante nello scegliere questa opzione.

2) può ridurre la spesa corrente. Ma cio' è possibile solo in misura limitata. La parte principale della spesa corrente è costituita da spese per il personale, che al massimo potranno essere ridotte nel lungo termine. In considerazione dei fabbisogni di personale non coperti, anche questa scelta risulterebbe alquanto impopolare. Anche questa opzione non potrebbe essere esercitata in misura significativa. Resta come ultima risorsa:

3) il governo puo' ridurre la spesa per investimenti. E' la variante piu' facile da realizzare. Alla fine si tratta di risorse disponibili, la cui non-spesa nel breve periodo non ha alcun impatto negativo, e allo stesso tempo migliora rapidamente la situazione di bilancio. Non è quindi sorprendente che questo approccio sia la risposta piu' probabile alle limitazioni imposte dai bilanci pubblici.

In questo scenario, l'affermazione secondo cui lo Schuldenbremse è allo stesso tempo "necessario e giusto" non è compatibile con l'obiettivo di aumentare in maniera sostenibile la spesa per investimenti - impossibile che accada con lo Schuldenbremse in vigore. Al massimo, nei periodi di buona congiuntura economica e con elevate entrate fiscali - come accade adesso - ci si puo' aspettare un aumento temporaneo degli investimenti. In caso contrario, soprattutto in tempi di difficoltà economiche, saranno la prima voce ad essere tagliata. E questo vale ancora di piu' se lo Schuldenbremse è progettato in maniera piu' rigida. La tanto desiderata spinta verso l'alto della produttività in queste condizioni appare improbabile.

Lo Schuldenbremse impedisce un aumento del benessere e quindi la riduzione del debito, che in realtà era il suo obiettivo - per non parlare del fatto che non ha niente a che fare con l'equità intergenerazionale. Alla fine l'infrastruttura sarà utilizzata per diverse generazioni, fatto che rende giustificabile il contributo delle generazioni future attraverso un finanziamento del debito.

Questa gestione degli investimenti ha anche un altro effetto: amplifica le fluttuazioni economiche. Se nelle fasi espansive le spese per investimenti crescono mentre nei periodi piu' difficili vengono ridotte, succede esattamente il contrario di quello che sarebbe richiesto per ragioni di stabilità. Quindi non stupitevi se in futuro le fluttazioni cicliche saranno amplificate. Non mi pare né necessario, né giusto.

Mercati finanziari ancora instabili.

L'obiettivo dichiarato dello Schuldenbremse è la riduzione del debito pubblico. Obiettivo desiderabile e giustificabile nella misura in cui tiene sotto controllo l'onere per gli interessi nei conti pubblici. Alle fine queste risorse saranno disponibili per altri usi, piu' produttivi, come ad esempio gli investimenti pubblici. Ma si tratta di una prospettiva sul debito pubblico che è possibile seguire per buone ragioni solo fino a quando il debito pubblico è relativamente alto.

Cosa accadrebbe se lo Schuldenbremse avesse il successo che i suoi sostenitori auspicano? Il debito pubblico si stabilizzerebbe probabilmente ad un livello di poco superiore al 10% del PIL. Dal punto di vista dei sostenitori sarebbe un successo - dal punto di vista del mercato dei capitali sarebbe una catastrofe. 

Perché dal punto di vista dei mercati finanziari il debito pubblico è fatto dai titoli del debito pubblico. Questi titoli sono l'investimento per tutti coloro che cercano la sicurezza sui mercati finanziari. Questa forma sicura di investimento viene di fatto ridotta dallo Schuldenbremse e costringe gli investitori ad un maggior rischio oppure alla liquidità. Le conseguenze non sarebbero solo minori investimenti, ma anche mercati finanziari piu' instabili. Anche questo non è né necessario né buono per l'economia.

L'introduzione dello Schuldenbremse in Germania nel 2009 era stata celebrato, soprattutto da CDU e SPD, come un grande successo di politica economica. Nel frattempo anche in questi partiti l'entusiasmo si è spento. Nel dibattito pubblico, soprattutto nei Laender, si tende ad attribuire le buone condizioni dei bilanci pubblici all'effetto dello Schuldenbremse. In realtà il miglioramento delle finanze pubbliche è dovuto in buona parte alla congiuntura supportata dalla situazione economica interna.

L'inutile ricerca di scappatoie

Nel frattempo dietro le quinte si lavora in  tutti i modi per aggirare lo Schuldenbremse. Questi sforzi vanno dal livello europeo (parola chiave "Piano Juncker") fino al Ministero delle Finanze con la nuova società di gestione delle autostrade che dovrà agire ed investire al di fuori del bilancio pubblico. Al Ministero dell'Economia invece c'è la commissione guidata da Marcel Fratzscher per la promozione degli investimenti il cui unico obiettivo è quello di esplorare nuovi modi per aumentare gli investimenti e sfuggire al giogo dello Schuldenbremse. Senza lo Schuldenbremse, questa commissione non ci sarebbe mai stata, perché semplicemente non sarebbe stata necessaria.

Non c'è da meravigliarsi se lo Schuldenbremse oggi sembra essere già antiquato: si basa su di un pensiero economico superato. Lo Schuldenbremse puo' funzionare solo se l'economia non va in crisi. Si basa sul presupposto che il sistema di mercato sia intrinsecamente stabile e non richieda nessun intervento stabilizzatore attraverso la politica fiscale. In verità implica molto di piu': una duratura assenza dello stato in materia di politiche di stabilità. Questo compito, considerato non necessario, viene lasciato alla politica monetaria.

Le crisi degli ultimi anni hanno mostrato chiaramente che questo punto di vista è falso. La politica monetaria è stata sovraccaricata di compiti, e ha bisogno di ulteriori interventi discrezionali di politica fiscale per poter ripristinare la stabilità. Lo Schuldenbremse è inutile e sbagliato. La sua eliminazione sarebbe una misura di politica economica sensata. Ma il coraggio politico per farlo nella Germania del 2016 è difficile da trovare.

lunedì 7 novembre 2016

Flassbeck e il problema della casalinga sveva

In una recente intervista al settimanale Kontext, Hainer Flassbeck torna ad attaccare il mantra del risparmio tedesco: la mentalità da casalinga sveva ha contagiato la Germania e sta distruggendo l'Europa. Da kontextwochenzeitung.de


Risparmiare come una casalinga sveva - se la situazione non fosse cosi' seria, Heiner Flassbeck potrebbe solo ridere del mantra della Cancelliera. Nell'intervista di Kontext l'ex sottosegretario di Oskar Lafontaine spiega chi ci sta guadagnando e chi invece no. 

Kontext: Herr Flassbeck, nel 2008 la Cancelliera ha pronunciato una frase poi diventata famosa: "Dovremmo chiedere alla casalinga sveva perché non è possibile vivere a lungo al di sopra dei propri mezzi". E' d'accordo?

Flassbeck: No, per niente. Naturalmente non si puo' vivere al di sopra dei propri mezzi, ma la Cancelliera dovrebbe anche capire che non si puo' vivere al di sotto dei propri mezzi. Chi vive al di sotto dei propri mezzi, obbliga gli altri a vivere al di sopra dei propri mezzi. E questo è esattamente l'errore tedesco.

Kontext: La mia vicina di casa probabilmente direbbe che i greci devono lavorare esattamente come facciamo noi.

Flassbeck: Questo è sbagliato. Il successo tedesco non ha nulla a che fare con il fatto che noi siamo piu' efficienti, ma piuttosto con il fatto che abbiamo tirato la cinghia un po' piu' degli altri. La produttività tedesca non è più' alta che altrove. Ma i tedeschi non si sono concessi molto e in questo modo hanno costretto gli altri a vivere al di sopra dei loro mezzi.

Kontext: Allude ad Hartz IV?

Flassbeck: A tutta la politica salariale degli ultimi 15 anni. C'è stata una forte pressione sui salari, che sono cresciuti meno della produttività. Per questa ragione oggi abbiamo un enorme surplus commerciale, cioè un surplus dell'export sull'import.

Kontext: Risparmiare è molto popolare

Flassbeck: Popolare è un'espressione troppo neutra. Diciamo che nella testa di molti oltre al risparmio non c'è altro.

Kontext: Da cosa dipende il fatto che tutti in fondo stanno dando il loro contributo?

Flassbeck: Io credo che siano in molti a non comprendere la differenza fra pensiero micro e macro-economico. Quando si pensa in chiave macroeconomica, quindi all'economia nel suo complesso, le cose sono diverse rispetto alla prospettiva della casalinga sveva. Di casalinghe sveve ne abbiamo già abbastanza, ma i politici dovrebbero essere qualcosa di diverso.

Kontext: E' sbagliato risparmiare?

Flassbeck: No, in linea di principio non è sbagliato, ma quando si risparmia è necessario che qualcuno faccia anche dei debiti. Questa è pura logica, diciamo contabilità. Il mondo nel suo insieme non ha debiti, perché non c'è nessuno con cui il mondo si puo' indebitare.

Kontext: Le riforme Hartz erano state motivate con i costi eccessivi che il sistema sociale ha dovuto sostenere dopo la riunificazione.

Flassbeck: Con la riunificazione naturalmente i costi sono cresciuti. Ma non c'era alcun motivo per mettere in pericolo la moneta unica europea con un'orgia di risparmio. La domanda è se il prezzo da pagare non è stato forse troppo alto per giustificare il risparmio tedesco, che di fatto non può' cambiare molto, visto che dall'altra parte non ci sono investimenti sufficienti. Possono esserci investimenti solo quando qualcuno è disponibile ad indebitarsi. Molti si basano su di una formazione economica troppo semplice e non riescono ad emanciparsi. Questo è il nostro problema principale.

Kontext: Già 30 anni fà si è occupato dell'accordo sul commercio internazionale GATT (General Agreement on Tariffs and Trade). E' paragonabile con il TTIP?

Flassbeck: E' sicuramente diverso. Ma l'illusione di allora è la stessa di oggi: se si eliminano le tariffe doganali l'economia torna in piena espansione da sola. Questa volta è stato fatto un passo in più'. Il libero scambio di per sé è utile sotto molti punti di vista, ma non è lo strumento per migliorare il nostro benessere.

Kontext: Tornando alla Germania. I salari vengono volontariamente tenuti bassi?

Flassbeck: A differenza dei miei colleghi economisti che parlano solo di mercato, io penso sia più' che altro una questione di potere. Le grandi aziende hanno naturalmente questo potere e nelle trattative salariali cercano di imporsi a loro vantaggio. Solo che il sistema è più' complicato di quanto si pensi. Con questo sistema meraviglioso che ad esempio in Baden-Württemberg ha reso molte persone ricche, la Germania sta andando a sbattere contro il muro. I ricchi possono sempre andare alle Cayman e dire, dopo di me il diluvio. Per un singolo paese può' anche andare bene per un periodo abbastanza lungo, diciamo 15 anni. Ma per l'Europa nel suo complesso è una catastrofe.

Kontext: L'ex presidente DIHT Hans Peter Stihl (imprenditore) è sempre stato contrario alle riduzioni dell'orario lavorativo, e ora si è schierato anche contro la riforma dell'imposta di successione.

Flassbeck: Herrn Stihl lo conosciamo, è il tipico imprenditore svevo che porta avanti il suo pensiero microeconomico, ma di fatto fatto non ha alcuna idea di cosa sia necessario a livello macroeconomico. Queste sono anche le persone che hanno spinto per l'introduzione di Hartz IV durante il governo rosso-verde, con una pressione incredibile.

Kontext: Lo stato ha bisogno di piu' entrate?

Flassbeck: Lo stato al momento non ha bisogno di più' entrate, deve invece spendere di più'. Lo "schwarze Null" (pareggio di bilancio) è ridicolo. Questa mattina in radio ho sentito che a Stoccarda nelle scuole si risparmia ormai su tutto. E' assurdo. Lo stato deve spendere di più'. Puo' aumentare le tasse, e in questo momento puo' prendere a prestito dai mercati finanziari, senza pagare alcun interesse.

Kontext: E' giusto che gli interessi siano cosi' bassi?

Flassbeck: E' una conseguenza della politica sbagliata, ma Draghi non è il responsabile. L'inflazione arriva dai salari. Se si fa una politica deflattiva, si ottiene naturalmente deflazione. Se la BCE si oppone, dalla Germania arrivano solo lamentele.

Kontext: Come è possibile risolvere il problema della disoccupazione di massa?

Flassbeck: Si dice che in Germania ci sia piena occupazione. Ma in Europa c'è una disoccupazione di massa. Il dogma degli ultimi 30 anni, dobbiamo pompare il denaro nelle tasche degli imprenditori è falso. Il denaro guadagnato deve andare anche ai lavoratori. I quali lo spenderanno, e questo tornerà poi agli imprenditori. Ma sono i lavoratori a decidere cosa fare con il denaro, senza lasciare che gli imprenditori continuino ad accumularlo, come avviene in questo momento. Ma lo si vede in tutti i partiti, il dogma è saldamente radicato: fra i Verdi, nella SPD, in ogni caso nella CDU/CSU, di AfD meglio non parlarne. Anche nella Linke molti non sono sicuri di cosa sia giusto fare o non fare. Il dogma della casalinga sveva è profondamente radicato. Siamo cresciuti con questa visione del mondo ristretta. Ci sembra ovvio che sia cosi'.

Kontext: C'è la minaccia costante di spostare le aziende

Flassbeck: Il problema è di facile soluzione. Se nell'Ue volessimo agire seriamente si potrebbe dire: andatevene pure, ma chi si sposta non potrà piu' vendere i suoi prodotti qui. Non ho mai ascoltato un politico - o comunque non negli ultimi tempi- che abbia detto che è scandaloso che gli imprenditori ci minaccino. 

Kontext: Perché la politica sta fallendo?

Flassbeck: E' una domanda chiave che dobbiamo porci: perchè non è possibile nella politica fare un discorso ragionevole su questi temi? Accettiamo che da parte dell'economia sia esercitata una incredibile pressione sulla politica. Io stesso l'ho sperimentato come Sottosegretario al Ministero delle Finanze nel 1998: è incredibile con quale forza le lobby facciano pressione sul governo.

Kontext: Tre anni fà lei ha pubblicato un Manifesto dal titolo "Handelt jetzt!", ha funzionato?

Flassbeck: In Europa no. Il governo americano ha reagito molto meglio ed in maniera diversa - non a causa del libro - alle sfide della crisi finanziaria. L'Europa ha fallito completamente. Gli Stati Uniti hanno abbassato i tassi molto prima dell'Europa, hanno creato domanda pubblica e introdotto una regolamentazione piu' forte. Dove sono state multate le banche  Non in Europa, ma negli Stati Uniti, recentemente Deutsche bank. Perchè? Nessuno se lo chiede in Germania: ma perché una banca non viene punita per gli errori che ha fatto?

domenica 6 novembre 2016

La Germania è una vittima?

Marcel Fratzscher, economista e presidente del DIW (Deutsche Institut für Wirtschaftsforschung ) su Die Zeit attacca la recente relazione del Consiglio dei Saggi Economici: la Germania non puo' essere considerata una vittima delle politiche altrui, ma il principale responsabile della situazione europea. Da Die Zeit


Secondo il Consiglio dei Saggi Economici (Sachverständigenrat), i veri responsabili dei grandi avanzi commerciali tedeschi sarebbero la BCE e gli altri membri dell'UE. Dovrebbe essere invece la Germania ad investire di piu'.

Il Consiglio dei Saggi Economici nella sua relazione annuale del 2016 scrive che è arrivato il momento di fare le riforme - soprattutto per gli altri, i sudeuropei, la BCE, l'UE; sempre secondo i Saggi sarebbe necessaria una limitazione della libertà di movimento delle persone in Europa. Il Consiglio dei Saggi è un importante organo consultivo della politica economica tedesca. La sua relazione annuale, tuttavia, rappresenta la Germania come una vittima di errori commessi da altri, senza perlaltro ammettere le responsabilità tedesche sulla questione europea e senza mettere al centro della discussione le riforme di cui la Germania ha attualmente bisogno.

Secondo il Sachverständigenrat, la responsabilità per gli enormi avanzi commerciali tedeschi di oltre 270 miliardi di Euro all'anno, quasi il 9% del PIL tedesco, sono da imputare alla debolezza dell'Euro e al basso costo delle materie prime. In verità i nostri avanzi commerciali c'entrano poco con entrambi: gli avanzi con l'estero erano già enormi quando il petrolio costava il doppio e l'Euro era a 1.60 sul dollaro. Invece di dare la colpa a fattori esterni, la relazione avrebbe dovuto affrontare il basso livello di investimenti privati e pubblici in Germania. Visto che sarebbe nell'interesse della Germania stessa investire una parte importante delle sue risorse in Germania. 

La crisi è tutt'altro che finita

Il Sachverständigenrat critica la politica monetaria della BCE definendola "non piu' adeguata". L'Europa si trova ancora in una profonda crisi: il PIL dell'Eurozona oggi è ancora inferiore rispetto al 2008, la stabilità dei prezzi non è garantita, la disoccupazione supera il 10%, la disoccupazione giovanile in Spagna e in Grecia supera il 40%, la sopravvivenza di molte piccole imprese familiari nell'Europa del Sud è a rischio, in gioco c'è il futuro di un'intera generazione. E il Sachverständigenrat chiede alla BCE di tirare le briglia della politica monetaria? Veramente? Il problema dell'Europa non è che la BCE sta facendo troppo, piuttosto che la politica in tutta Europa, Germania compresa, fa troppo poco per far uscire l'Europa dalla crisi e alleggerire il ruolo della BCE.

Questa critica alla BCE si scontra con due obiezioni di fondo. Da un lato la politica monetaria della BCE non è solo per la Germania, ma per tutta l'Eurozona. Ed è nel migliore interesse dei tedeschi e della loro economia che l'Europa esca finalmente dalla crisi. La seconda obiezione risiede nell'affermazione secondo cui una politica monetaria espansiva non sarebbe piu' adatta per la Germania, in quanto l'economia sarebbe ormai vicina al suo limite strutturale ed una politica monetaria espansiva potrebbe portare il paese verso un aumento dei prezzi. E invece proprio un aumento dei prezzi sarebbe auspicabile perché permetterebbe alla BCE di assolvere con successo al suo mandato e quindi di uscire in anticipo dalla politica monetaria espansiva.

Nessun miracolo lavorativo senza libera circolazione

Il Sachverständigenrat consiglia anche di limitare la libertà di circolazione nell'UE, ed auspica una "integrazione ritardata dei migranti nei sistemi sociali". In questo modo il Consiglio non riconosce che il miracolo occupazionale degli ultimi anni, la crescita sostenuta dell'economia e la buona situazione dei bilanci pubblici, senza la massiccia immigrazione, soprattutto dall'UE, con un saldo netto di circa 400.000 persone all'anno dal 2012, non sarebbero stati possibili. Con il declino demografico l'economia tedesca in futuro dovrà sempre di piu' fare affidamento sull'immigrazione europea. Per questo, rappresentare l'immigrazione europea come un problema, che invece non è, equivale a giocare col fuoco.

Le riforme di politica economica nel nostro paese sono urgenti - per rafforzare gli investimenti nell'istruzione, nelle infrastruttura e nell'innovazione, per riformare le finanze pubbliche, rendere le pensioni sostenibili, garantire maggiori opportunità, promuovere le parti opportunità e migliorare l'integrazione dei profughi. Peccato che il Sachverständigenrat preferisca rappresentare la Germania come una vittima e non come un attore in grado di assumersi le proprie responsabilità - nell'interesse della Germania stessa e dell'Europa.

sabato 5 novembre 2016

Povertà per legge, Hartz IV

Le leggi Hartz IV recentemente sono state aggiornate e sono diventate ancora piu' severe e vessatorie nei confronti dei percettori di un sussidio. Le NachDenkSeiten.de pubblicano un'intervista alla giornalista e attivista sindacale Susan Bonath, da sempre molto critica verso Hartz IV: è un sistema nato per istituzionalizzare la povertà e dal carattere vessatorio. Dalle nachdenkseiten.de


Per alcuni Hartz IV è l'istituzionalizzazione della povertà per legge. E' vero, ma c'è molto di piu'. E' anche un programma per la moderazione salariale e per l'abbassamento degli standard dello stato sociale. Un'aggressione alle istituzioni dello stato sociale previste dalla Costituzione. Un insieme di leggi per l'impoverimento e la riduzione dei diritti. E non meno importante: uno strumento di "mobilitazione ideologica" che grazie all'ideologia Hartz trasforma le vittime in colpevoli. Persone che nella loro condizione di necessità non solo vengono lasciate da sole, ma che si fa di tutto per farle sentire in colpa. 

NDS: Frau Bonath, lei è un'avversaria del sistema Hartz-IV, da sempre è molto attiva sui media con le sue critiche alle leggi Hartz. Al momento sono in discussione alcune riforme, che cosa dobbiamo aspettarci?

Bonath: da diversi anni per „Junge Welt“ racconto gli eccessi del sistema Hartz-IV. Questo mi ha permesso di capire fino a che punto queste leggi siano ormai penetrate nella nostra società. Un esempio: sin dal 2005 i criteri di calcolo previsti dalle leggi Hartz erano stati applicati in maniera non corretta, come ammesso in seguito anche dai membri della Commissione Hartz. Già dal 2005 l'importo avrebbe dovuto essere di 500 € al mese per ogni adulto, ma invece è stato calcolato in 345 € nell'Ovest e in 331 € nell'Est.

Le persone che dipendono da questo sussidio minimo di sussistenza sono molte di piu' dei 4,4 milioni di adulti che da oltre un anno sono senza lavoro oppure di coloro che devono integrare il loro basso salario o Minijob (aufstocker). Con questi soldi vivono anche un milione di persone con un'invalidità, malati o disabili, o i pensionati la cui pensione è insufficiente per vivere. A questi si aggiungono 1.6 milioni di bambini. I miseri benefici previsti per circa un milione di richiedenti asilo sono del 10% inferiori rispetto alle tariffe Hartz IV.

NDS: Cosa prevedono esattamente le tariffe?

Bonath: Attualmente una persona celibe che vive da sola riceve 404 €, se c'è un partner 364 € - piu' il contributo per un affitto "ragionevole". Che cosa sia "ragionevole" lo decide il comune. Spesso i comuni sono in una difficile situazione finanziaria e possono offrire solo delle vecchie stamberghe, piccole e malsane. Chi opta per una casa più' costosa, deve pagare un extra dal sussidio. 

I giovani dai 18 ai 24 anni ricevono 324 €, dai 14 ai 17 anni solo 306 €, da 6 a 10 anni 270 € mentre i bambini piccoli 237 €. Tuttavia è necessario tenere conto che l'assegno per i figli viene sottratto da questa somma. Se un bambino riceve ancora un mantenimento da uno dei genitori separati e con il reddito supera i limiti previsti dalle leggi Hartz, il denaro in eccesso sarà sottratto dai sussidi percepiti dal genitore single.

NDS: e che cosa c'è di nuovo per i soggetti interessati?

Bonath: Dal primo di agosto sono entrate in vigore ulteriori leggi peggiorative per i percettori di Hartz IV. Non sono grandi cose, ma piccole cattiverie ben nascoste. Ad esempio il sistema di sanzioni è stato allargato e alle attuali vessazioni se ne sono aggiunte altre. Come se quelle attuali non fossero state già abbastanza dure.

Prendiamo ad esempio i ragazzi fra i 15 e i 24 anni: per loro le regole erano già state rese piu' difficili nel 2007, di fatto gli impiegati del Jobcenter possono obbligarli ad iniziare ogni tipo di tirocinio, ma anche i lavori ad 1 Euro (Ein-Euro-Job), ogni stage non retribuito oppure ogni lavoro interinale. Se ad esempio un diciassettenne che ha abbandonato la scuola non segue gli obblighi previsti dal jobcenter, l'impiegato puo' bloccargli per 3 mesi l'erogazione di ogni sussidio. Per non morire di fame il diciassettenne dovrà elemosinare qualche buono pasto. Per chi ha piu' di 25 anni è ancora peggio: il 30 % in meno per un anno dopo la prima infrazione, poi il 60% e alla fine non ricevono piu' nulla, restano anche senza affitto.

Una delle novità, ad esempio, è che l'impiegato puo' interpretare come "cattiva condotta sociale" ogni rifiuto di un lavoro, oppure la perdita di un lavoro se ritiene che il lavoratore sia in parte colpevole. Gli possono chiedere fino a 4 anni di risarcimento. Vale a dire: l'ufficio trattiene al disoccupato, oppure all'Aufstocker, per tutta la durata di questo periodo un reddito ipotetico che avrebbe potuto guadagnare, indipendentemente dal fatto che il sussidiato sia finanziariamente bisognoso oppure no. Si arriva al punto in cui alle madri single viene sottratto un importo fittizio nel caso in cui non vogliano (o magari non possano) rivelare il nome del padre del bambino. O almeno cosi' prescrive la Bundesagentur für Arbeit nelle indicazioni specialistiche.

NDS: Hartz IV e l'espansione dei bassi salari sono collegati fra loro?

Bonath: certo, Hartz IV è una spada di Damocle anche per gli occupati. Sull'argomento una piccola storia di cui sono venuta a conoscenza: un 56enne tecnico di Telekom mi ha raccontato di essere rimasto uno degli ultimi nella sua professione ad avere un "vecchio" contratto di lavoro. Vale a dire: è pagato secondo il contratto collettivo ed ha 30 giorni di ferie. Inoltre, ha la possibilità di andare in pensione con 58 o 60 anni. I giovani lavoratori, condizioni come queste, le  possono solo sognarle.

Oggi Telekom non assume piu' tecnici con le stesse condizioni, per ridurre i costi infatti vengono ingaggiate aziende esterne. Queste ovviamente pagano i loro dipendenti meno e non sono legate a contratti collettivi. Sicuramente i lavoratori di queste aziende non faranno sciopero per un salario piu' alto perché nei Jobcenter ci sono milioni di disoccupati che possono essere privati di ogni mezzo di sussistenza da parte degli impiegati dei Jobcenter, e quindi essere obbligati a lavorare anche a meno. E questo era esattamente l'obiettivo delle leggi Hartz IV

NDS: Voluto? Da chi e perché?

Bonath: Si trattava di creare un enorme settore a basso salario per attività che presumibilmente sono poco produttive, lo aveva già detto apertamente l'ex Cancelliere Gerhard Schröder prima dell'introduzione di Hartz IV. Per farlo si appoggiò al "dibattito sulla pigrizia" iniziato dopo la riunificazione e che ha portato ad incolpare i disoccupati del loro insuccesso sul mercato del lavoro.

C'era del metodo, perché la nuova Germania riunificata aveva ricevuto improvvisamente un'eredità di 6 milioni di disoccupati, che non riusciva a far scendere. In alcune città dell'Est, all'inizio degli anni '90, si arrivava a punte del 50% di disoccupazione. Alcune qualificazioni professionali da un giorno all'altro avevano perso completamente ogni valore. 

La Germania doveva trovare una soluzione e trasformare il paese nel campione dell'export europeo. Vale a dire, se ai disoccupati tolgo i sussidi di disoccupazione e allo stesso tempo lascio che milioni di persone lavorino con un salario minimo, faccio in modo che il potere d'acquisto nel paese diminuisca. Cosi' l'economia avrà bisogno di esportare e quindi dovrà espandersi verso altri mercati. Altrimenti i profitti sarebbero crollati. E ci sono riusciti.

Questa riforma ha avuto effetti anche in politica estera che non possono essere sottovalutati. La Germania si è affermata come una delle economie piu' forti a livello europeo a scapito di milioni di suoi cittadini e a vantaggio dell'export. Sull'altro lato, nei paesi importatori, sono stati tagliati posti di lavoro, ed è cresciuta la precarietà e la povertà.

E' stato alquanto onesto l'ex Cancelliere Schröder quando nel 2005 al World Economic Forum di Davos senza troppi giri di parole ha chiaramente detto che l'obiettivo principale dell'Agenda 2010, la realizzazione di un ampio settore a basso salario, è stato raggiunto grazie alle leggi Hartz IV. Ha dovuto pertanto riconoscere che anche la povertà di massa e i tagli allo stato sociale facevano parte di quel piano.